Come la Nike è diventata un brand di successo

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Lo swoosh della Nike è ormai uno dei più famosi e riconoscibili al mondo, tanto nel campo dell’abbigliamento e degli accessori sportivi quanto nello streetwear. Per capire come sia giunto a tale popolarità è necessario riportare le lancette del tempo indietro, più precisamente nel 1962. Quando Phil Knight, all’epoca studente della facoltà di Economia della Oregon University, si accorge che negli ultimi anni c’è stato un boom sul mercato statunitense di prodotti nipponici, prevalentemente negli ambiti legati alle nuove tecnologie e alle scarpe di atletica. Così, intuendo le potenzialità di quest’ultimo segmento di mercato, decide di parlarne al suo allenatore di ginnastica, Bill Bowerman, e insieme, il 25 gennaio 1964, fondano la Blue Ribbon Sports, società che commercializza negli USA le calzature sportive prodotte dalla giapponese Onitsuka Tiger (Asics dal 1977 in poi). Il successo dell’operazione è tale da spingere i due a investire maggiormente sul progetto e creare un proprio marchio, quel marchio sarà proprio Nike che vede la luce ufficialmente il 30 maggio 1971 a Beaverton, Oregon. Ciò che l’ha reso un marchio famoso e riconoscibile in tutto il mondo è il binomio di nome e logo. Il nome è letteralmente l’adattamento di quello della Dea della vittoria nella mitologia greca, spesso affigurata come una donna trionfante con le ali spiegate, da cui deriva l’appellativo di Vittoria Alata, mentre il logo, noto anche come “Swoosh”, è proprio un richiamo a una delle ali della Dea, alla famosa Nike di Samotracia, precisamente al movimento curvo della celebre scultura. Il logo venne creato su richiesta esplicita di Knight da una studentessa del corso di grafica della Portland State University.

Consolidamento e consacrazione del marchio

Certo, di Nike nella storia ce ne sono state poche. Ma la sua evoluzione è la dimostrazione di come, investendo sull’immagine dell’azienda e, ovviamente, sulla qualità dei prodotti, sia possibile crescere nel breve, medio e lungo periodo.

Nel 2021, grazie alle analisi di mercato ed accurati business plan, è possibile sondare e di conseguenza agire sui mercati internazionali; anche per questo ci sono aziende, come Ediscom, che si occupano di creare strategie di brand awareness.

Negli anni sessanta non sarebbero bastati né solo un’idea geniale né il miglior logo del mondo per fare della Nike il fenomeno culturale che successivamente è diventato. La chiave di volta era legarsi ad atleti di fama internazionale e la prima grande sponsorizzazione arrivò nel 1978 con il tennista John McEnroe. La società inizia a crescere in modo esponenziale e opera un restyling del sistema produttivo, espandendosi anche fuori dagli Stati Uniti, e nel 1979 brevetta il sistema di ammortizzazione noto come Nike-Air, tecnologia che in seguito verrà impiegata per l’intera produzione di calzature e che portò la società già nel 1979 a coprire praticamente il 50% nel settore delle scarpe da corsa, con un fatturato di oltre 150 milioni di dollari. Negli anni successivi il brand viene quotato in borsa continuando inarrestabile la sua crescita, oltre che economicamente, anche in termini di prestigio, grazie alla collaborazione con atleti del calibro di Carl Lewis e Joan Benoit, ma soprattutto grazie al lancio nel 1985 delle Air Jordan, primo modello di scarpa da basket pensato in collaborazione con Michael Jordan, icona dell’NBA a livello mondiale. Negli anni ’90 ormai Nike aveva certificato lo status di maggior produttore d’abbigliamento sportivo degli Stati Uniti, dopo Jordan contava tra le proprie fila anche Agassi e altri atleti in tantissime discipline, ma anche interi club sportivi e persino la nazionale di calcio brasiliana con Ronaldo. Dopo il 2000 la società è diventata trasversalmente presente anche nello streetwear non legato necessariamente agli sport tradizionali, lo dimostrano l’enorme successo della linea SB e altre operazioni come le Air Force One del 2002 o le Air Yeezy del 2009. Oggi Nike è una delle realtà i più importanti al mondo, che permea a tutto tondo non solo le discipline sportive ma anche la moda, la musica e la tecnologia.

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